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lunedì 7 maggio 2007

Earthsea: I racconti di Terramare, film d'animazione di Goro Miyazaky

Uscito nelle sale italiane il 20 aprile, I Racconti di Terramare rappresenta l’esordio di Goro Miyazaky, figlio di Hayao Miyazaki, il più grande regista d’animazione vivente, secondo nella storia del cinema solo a Walt Disney (si pensi a Conan, ad Anna dai Capelli Rossi, o a La Città Incantata).
Immaginate quanto debba essere pesante per Goro subire il confronto con un padre così geniale! In realtà, fino a ora Miyazaky junior se l’è scampata, perché si è occupato solo di dirigere dei film tratti da racconti già esistenti.
I Racconti di Terramare, infatti, sono tratti dalla raccolta fantasy nota come La Saga di Earthsea, della scrittrice statunitense Ursula K. Le Guin, e sono incentrati in particolare sul terzo volume.
A volte, comunque, trasferire sul grande schermo un’opera letteraria, soprattutto se di successo mondiale, può essere ancora più rischioso che sceneggiare e dirigere una storia inventata di sana pianta. Così facendo, infatti, l’esordiente Goro si ritrova ad essere esposto, oltre che alle critiche dei fan del padre, anche ai commenti dei lettori della Saga, nonchè a quelli della stessa Le Guin che, pur ritenendo la trasposizione non esattamente fedele, ha ritenuto che il regista giapponese abbia ugualmente espresso il messaggio morale presente nei suoi libri, per cui il suo commento è stato, testuali parole: “Non è il mio libro. È il tuo film. Ed è un buon film”.
E questo nonostante la sua intenzione iniziale fosse lasciare il padre Hayao a dirigere la pellicola, il cui nome è ovviamente ben più noto (basti pensare alla collaborazione effettuata per la serie di Heidi, oppure al manga che ha scritto e di cui ha poi trasposto il relativo lungometraggio: il mio adorato "Nausicaa della Valle del Vento". Hail! ;-) ) e secondo a ben pochi nel campo del cinema di animazione!

Ma sto divagando, Ursula è stata comunque meno dolce con la versione della serie televisiva di Earthsea, da noi trasmessa su Italia 1 (chi si ricorda?), in cui erano sì molto belli i draghi, però si perdeva il senso della storia e alcune "chicche morali" dell'autrice, tra cui l'idea di impersonificare la maggior parte dei protagonisti in personaggi di colore (proprio per sfatare il mito per cui nero = male).
La trama: lo scenario è quello di una terra in tumulto, in cui niente sembra più seguire un filo logico: i contadini abbandonano i campi, i draghi ricompaiono, le pecore muoiono e le piante appassiscono.
Ged, che da pastore impulsivo ed arrogante, è diventato il più grande dei maghi, è deciso a ricercare la fonte della terribile forza che sta distruggendo l’equilibrio del mondo.
Nel corso dei suoi viaggi, incontra Arren, Principe di Enland, che ha abbandonato la terra natìa dopo aver accoltellato il padre in preda ad un immotivato attacco di ira. Arren è perseguitato da una misteriosa ombra, che in realtà non è che il suo lato oscuro, la manifestazione fisica della morte che alberga nel suo cuore.
I due percorrono insieme la strada sino alla vallata, attraversando montagne e rovine deserte, e arrivano infine a Hort Town. Qui le strade sono gremite di gente che sta sotto l’effetto di una strana sostanza, chiamata “hazia”, a causa del quale gli artigiani hanno dimenticato la loro arte e lo sguardo delle persone sembra distratto e lontano.
Qual è il senso di ciò che accade?
La colpa è tutta di un mago malvagio (e ti pareva...) che, temendo la morte a tal punto da perdere il gusto per la vita, ha aperto la porta tra il mondo dei vivi e quello dei morti, nel tentativo di ottenere l’immortalità. Si tratta di una vecchia conoscenza di Ged, che da lungo tempo medita vendetta…
But!
Nonostante il tema della lotta tra maghi buoni e cattivi, nonché la ricerca dell'immoralità, siano le ruote motrici di una serie industriale di opere d'arte, letterarie, cinematografiche, cartacee, etc...
Questa è diversa. Questa è speciale.
"In che modo?", vi chiederete voi.
Questo film è una metafora di vita moderna!!
I Racconti di Terramare sono destinati per lo più a un pubblico di ragazzi ma, dietro la trama piuttosto semplice del film, si nasconde un messaggio simbolico molto forte.
“Il mondo in cui viviamo oggi è simile a Hort Town”, dice Goro Miyazaky, “Tutti sono affaccendati, ma sembra che non ci sia uno scopo preciso. Le cose sono guidate dalla paura di perdere tutto. Non c’è nessuno in grado di indicare il modo di cambiare in meglio. Alla fine, si perde il senso della realtà, della vita e della morte, di se stessi e degli altri”.
Come a Hort Town, insomma, anche nell’era delle metropoli e della tecnologia, l’uomo si illude di poter prevedere e controllare tutto ciò che lo circonda, ma alla fine si ritrova impotente contro le forze della natura. Tuttavia, non bisogna perdere la speranza di poter rinascere, a qualsiasi età. Così è per per Ged e per Arren, ma anche per Tenar, la vecchia sacerdotessa, e per Therru, la ragazzina abbandonata dai genitori e orribilmente deturpata dal fuoco.
I Racconti di Terramare è un invito ad aiutarsi l’un l’altro, perché insieme si può recuperare e ricominciare un’altra volta.

Non voglio paragonare Goro ad Hayao, perchè non è giusto che un figlio debba vivere eternamente affiancato all'ombra del suo predecessore.
Tuttavia, ho notato che l'ambientazione magica, la passione per la natura, il senso di pace e di ottimismo (nonché il classico design dello studio Ghibli... Nausicaaaaaaaaaaaa!!) sono gli stessi.
I personaggi non sono ricchi di dettagli nel corpo, dettaglio che è comunque ben compensato dalle loro espressioni, che esprimono i loro sentimenti con accuratezza squisita. La cosa che colpisce di più (non come un pugno in un occhio, però, tutt'altro) sono i colori sgargianti, come potete vedere dalla foto sopra (vale la pena di ingrandirla, secondo me): la vegetazione rigogliosa si nota anche negli scenari più grigi e devastati ed il mare blu è sovrastato da un sole abbagliante.

Un film degno, che non fa rimpiangere i moderni computerizzati!

1 commento:

Anonimo ha detto...

good start